Vi presento il paese di S.Casciano V.P. dove abito

 nel cuore del Chianti

Sul punto più elevato dei poggi che separano la Val di Pesa dalla Val di Greve, lungo la via Cassia, sorge, in un'incantevole posizione delle colline del Chianti, si trova San Casciano in Val di Pesa. Dista da Firenze solo 15 Km ed è facilmente raggiungibile dalla città transitando sulla via Cassia o per mezzo della superstrada Firenze-Siena.

Altitudine: 310 metri sul livello del mare - Superficie: 107.98 Kmq. - Abitanti: 15.318

 

COME RAGGIUNGERE S.CASCIANO V.P.

AUTOSTRADA:
Autostrada del Sole A1
Uscita : Firenze - Certosa.
E' possibile raggiungere San Casciano V.P. percorrendo:
- la via Cassia (Tavarnuzze\Cimitero degli Americani \Falciani)
- la via Cassia (Tavarnuzze\bivio Scopeti\S.Andrea in Percussina\Spedaletto)
- la Superstrada Firenze-Siena

SUPERSTRADA FIRENZE - SIENA :
Prima Uscita: San Casciano V.P.: Km. 3
da Siena: Uscita San Casciano V.P.: Km. 2

SUPERSTRADA FIRENZE - LIVORNO - PISA :
Uscita Ginestra Km. 10 (già all'uscita la direzione verso San Casciano V.P. è segnalata dai cartelli stradali)

 

La storia di San Casciano in Val di Pesa

(La Via Cassia che attraversa San Casciano in Val di Pesa)

Fin dall'età romana, S.Casciano V.P. fu una stazione di posta o "mansio" eretto in cima alla discesa per Firenze dove era posta la decima pietra miliare della colonia fiorentina, posta sulla via Cassia.

Per tale proposito, fu chiamata "Decimo" la Pieve di S.Cecilia, che si trova in prossimità di questa strada romana. Il primo documento scritto sulla località si trova in una pergamena del 1043 custodita nella non lontana Abbazia di Passignano, ma la località, come risulta dai numerosi ritrovamenti etruschi, era abitata fino dal VIII sec. avanti Cristo. Inoltre la storia della zona, che spesso si confonde con la leggenda, risulta dagli innumerevoli luoghi, ben più antichi del capoluogo.

A quel tempo, San Casciano era un piccolo borgo raccolto attorno alla chiesa, provvisto di una sede per il Podestà e di una ben organizzata posta per i cavalli. La vicinanza di Firenze e la amenità dei luoghi, attraversati continuamente da mercanti e soldati, mise questa terra a contatto con gli eventi più famosi della storia romana ed italiana.
Il battesimo del fuoco per questa contrada avvenne nel XIV secolo quando il primo novembre del 1312, 'imperatore Arrigo VII, tolto l'assedio a Firenze si accampò sul poggio di San Casciano occupando il borgo. I danni materiali sofferti furono ingentissimi poiché l'Imperatore mandò il fratello Baldovino di Lussemburgo arcivescovo di Treviri ad occupare e devastare tutti i castelli posti in Val di Pesa e Val di Greve. Nell'archivio provinciale di Coblenza esiste, tuttora, un codice contenente preziose miniature relative alla vita di Arrigo VII a S.Casciano V.P..
Dalla partenza dell'imperatore trascorse poco tempo e Castruccio Castracani, in guerra con Firenze, giunse a San Casciano e distrusse tutto il borgo. Nel 1343, Gualtieri di Brienne duca di Atene, preso il potere in Firenze, si rese conto della importanza strategica di S.Casciano V.P. ed iniziò una prima cerchia di fortificazioni. Tanta era la considerazione del Duca per questo luogo che volle chiamarlo Castel Ducale, ma la cacciata del Brienne da Firenze interruppe i lavori di fortificazione appena iniziati.

Il 4 luglio del 1354 San Casciano fu nuovamente messa a ferro e fuoco dalle armate di Fra Moriale D'Albano, tanto che per liberarsi di questo flagello la repubblica fiorentina fu costretta a pagare ben 16.000 fiorini d'oro.
Toccata nei suoi forzieri la repubblica fiorentina rinsavì e nel gran libro delle "Provvisioni" si può leggere - Si fortifichi Sancasciano -.
I lavori per la costruzione delle mura e del "Cassero", edificio tuttora esistente, furono prontamente iniziati e terminarono nel settembre del 1356. Il recinto delle mura, ancora in parte ben conservato, chiuse tutto il poggio includendo il borgo, la chiesa, il palazzo del podestà ed il cassero. Da allora San Casciano si impose agli eserciti del tempo come una fortezza munitissima ed imprendibile, cessarono i saccheggi e proseguì quella stagione fertilissima di artisti, fiorentini e senesi, che tante opere hanno lasciato in questa zona.
Nel 1304 fu costruita nel borgo di San Casciano una chiesa intitolata a Santa Maria al Prato. I padri Domenicani, che la fecero edificare, vollero che questa chiesetta, con annesso convento e ricovero per i pellegrini, fosse all'altezza della loro colta tradizione, chiamando a lavorare per in essa i più famosi artisti dell'epoca. Nel 1339 Ugolino di Nerio stava dipingendo in questo luogo quando, transitandovi diretto alla corte papale di Avignone, si fermò, forse a salutare l'amico, Simone Martini, che volle dipingere per questa Chiesa quella che divenne la sua ultima opera in Italia, la dolce mestizia della croce dipinta da Simone resta a testimonianza dell'animo presago dell'artista, che infatti non ritornò più a Siena ma morì ad Avignone.
Nel 1349 lo scultore Giovanni di Balduccio, allievo di Giovanni Pisano, scolpì il bellissimo pergamo che tuttora si può ammirare in Santa Maria al Prato. Da quella data cessano le notizie su Balduccio, perciò non è improbabile credere che questa sia la sua ultima opera.
Nella ultima metà del trecento nelle Chiese di San Casciano lavorarono vari artisti come, Taddeo Gaddi, allievo prediletto di Giotto, Giovanni del Biondo, Cecco di Ser Cenno, il Gerini ed altri. Le loro opere si possono così ammirare nelle varie ove sono raccolte.
Durante tutto il quattrocento nel castello di San Casciano, le ricche famiglie fiorentine costruirono i loro palazzi, e per volontà di un sancascianese, Girolamo Castrucci, fu costruito fuori delle mura un vasto convento per i francescani, ingrandito nel 1494 per merito di una donazione fatta da Carlo VIII, re di Francia.
Dal 1512 Niccolò Machiavelli, esiliato nella sua villa di Sant'Andrea in Percussina ( L'Albergaccio ), scrisse le sue più significative opere. La valida spietata concretezza dei suoi scritti non può essere disgiunta dalle amare esperienze di questi luoghi, creati per la pace e troppo spesso usati per la guerra.
Dalla prima metà del cinquecento, consolidatosi lo stato toscano sotto i Medici, San Casciano cessò la sua funzione di scolta per Firenze, e, piano piano iniziarono le demolizioni delle porte, delle torri e dei bastioni.
Fu da allora che i castelli del contado divennero ville spaziose, dove le ricche famiglie fiorentine venivano a ristorarsi con il connubio della natura e dell'arte.
Si aprirono le magiche e colorate fornaci dei Della Robbia, che in questo tempo lasciarono molte loro opere a Casavecchia, San Giovanni in Sugana, ed in altre Chiese e ville site su tutto il comune.
Alla fine del XVI secolo anche la nostra contrada fu pervasa dalla mania riformatrice in nome del barocco imperante, ma il misurato senso del bello impedì, per fortuna, lo scempio che in altre parti distrusse pregevoli opere d'arte.
Dopo Arrigo VII, Castruccio Castracani e Fra Moriale D'Albano, San Casciano conobbe altre rovine.

Il 26 luglio 1944, le mine dell'esercito tedesco in ritirata ed un bombardamento angloamericano ridussero nuovamente questa terra ad un cumulo di rovine.

Oggi però, il paese vive in un bel contesto condiviso tra l'antico ed il moderno, ed in più può contare sul fatto straordinario di avere un concittadino di nome NESI NICOLA , modestia a parte.

(La piazza principale del paese di S.Casciano V.P. - Piazza Pierozzi)


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Ultimo aggiornamento 2001